La celebrità acquisita dalla bevanda ha esteso la sua produzione a moltissime nazioni, ma per storia e tradizione si possono citare solamente gli Whisky prodotti in Scozia, Irlanda, U.S.A. e Canada. Merita comunque una menzione il Giappone, che fabbrica Whisky da quasi un secolo. Si ricava dalla distillazione di cereali (orzo, frumento, segale, avena, mais) maltati totalmente o anche solo parzialmente. Il processo di maltaggio è molto oneroso e molto importante e serve per conferire al Whisky determinate caratteristiche organolettiche.
Quando si parla semplicemente di malto è implicito che il cereale in questione è l’orzo.
Il Whisky viene ancora oggi prodotto fondamentalmente con due tipi di apparecchi: il pot still, ossia l’alambicco discontinuo, e il patent still, ossia l’apparecchio continuo.
Con il pot still si opera con il sistema del ripasso: con una prima distillazione si ottiene un liquido con il 20-25°, di alcol che viene successivamente ridistillato separando le teste e le code dal cuore in modo da ricavare un’acquavite priva di elementi organoletticamente poco graditi.
Il patent still è un alambicco continuo, con questo apparecchio si distilla una sola volta e si possono raggiungere gradazioni alcoliche prossime a quelle dell’alcol di buongusto.
Invecchiamento
Il whisky appena distillato, di qualsiasi cereale e con qualunque alambicco sia ottenuto, non è piacevole: esso ha bisogno di un invecchiamento di almeno tre anni. Questo è pure il limite minimo previsto dalla legge inglese per lo Scotch, ma vi sono whisky di puro malto che raggiungono la loro piena maturità dopo vent’anni e altri che abbisognano anche di più tempo. Molto importante è adeguare il periodo e le modalità di invecchiamento alle caratteristiche dell’acquavite di partenza.
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